Sedazione cosciente

SEDAZIONE COSCIENTE

A prima vista il termine sedazione cosciente può sembrare un gioco di parole, un ossimoro per dirla tutta, come certi strani ordini ammalati di amore ed apprensione urlati dalle madri ai loro piccoli (“corri piano” è il mio preferito). Indurre nel paziente uno stato di incoscienza sedativa ottenendo allo stesso tempo una dolce veglia sembra quasi una magia oppiacea. Ma le moderne tecniche anestetiche, unite all’utilizzo di materiali naturali ed innocui per l’organismo, hanno reso possibile la sperimentazione e il successivo sviluppo di questa particolare tecnica narcotica.

L’applicazione è davvero molto semplice, e si può effettuare attraverso la somministrazione di farmaci ipnotici, nonostante il metodo più sicuro ed utilizzato sia quello dell’inalazione. Si tratta di inalare una miscela di ossigeno ed azoto (dosati da un sofisticato macchinario), e poi abbandonarsi all’invitante senso di relax che sopraggiunge non appena finito con l’aerosol.

Dopodiché il medico potrà operare in tutta tranquillità, senza paura di recare dolore al paziente. Questi, nonostante deficitario di alcune sue funzioni motorie, grazie allo stato di veglia può prendere parte alla corretta riuscita dell’intervento, in una favorevole e quanto mai efficace collaborazione con il proprio medico. Ricordo da bambino di aver avuto a che fare con un dentista, per un problema ai denti da latte. Beh, sono ricordi medioevali, cruenti, parzialmente rimossi per essere dimenticati in fretta. Estrazioni sanguinolente, trapanazioni invasive e costanti, e poi il dolore, il dolore che si arrampicava sulle pareti intorno con balzi di lampi agli occhi. La mano di mia madre che strongeva la mia non mi dava alcun coraggio. Anche la promessa del dentista di regalarmi una caramella ad operazione finita, che importanza poteva avere? Oltretutto come avrei potuto mangiarla se mi stava strappando via tutti i denti?

Mentre lui armeggiava nella mia bocca io cercavo l’evasione dal dolore, mi concentravo a fissare un punto preciso, giocavo a distrarmi con lo sguardo. Avrei voluto vedere le pareti della stanza chiudersi sopra me. Non era una situazione sana per un bimbo, nonostante fossimo in uno studio medico. Lui era giudice, giuria e carnefice, ed io mi domandavo perché mai mia madre mi avesse portato li, e perché a fine operazione si ostinasse a saldare puntuale il conto. Nel senso: “mi tocca anche pagare per questo inferno?”. Non racconto questa storia per amore dell’aneddotica in se, ma per porre l’accento sull’aspetto psicologico del problema. Quanti durante l’infanzia hanno vissuto storie analoghe alla mia? Quanti hanno sviluppato una paura patologica per i dentisti e gli strumenti del loro mestiere? L’infanzia è un periodo molto prolifico per la mente umana, un periodo in cui germinano gli elementi che in futuro costituiranno il carattere dell’adulto.

Perché appesantire con paure ed ansia il bagaglio delle esperienze di vita? Perché violare l’atmosfera idilliaca infantile con i traumi del dolore fisico? Il rischio maggiore è quello di indurre uno stadio patologico di timore che può anche sfociare nell’auto censura e quindi nel supposto (ma quanto mai sbagliato) diritto di esonero dalla ricezione di cure mediche, anche se necessarie. E’ indubbio che molti si recano dal dentista solo quando il dolore diventa insopportabile e non c’è più nulla da fare, perdendo così ovvie occasioni di cura preventiva. Oggigiorno la sedazione cosciente (nota anche come analgesia sedativa) si pone come valida alternativa (se non come antagonista d’eccellenza) ad attività anestetiche molto più invasive e pericolose. Si pensi all’anestesia totale, che necessita per la sua applicazione dell’utilizzo di un numero di farmaci che può arrivare anche a 15: nonostante i passi da gigante fatti in epoca moderna, che diminuiscono di certo la pericolosità di questo tipo di sedazione generale, resta pur sempre evidente che si tratta di un procedimento a rischio, oltretutto non sempre necessario (si pensi agli interventi brevi).

Dunque perché esporsi a rischi non necessari? Lo stadio narcotico indotto dalla sedazione cosciente risulta essere sufficiente per gli interventi specifici del dentista. Il paziente, che perde buona parte della reattività del riflesso faringeo, resta in uno stadio cosciente che gli permetterà di collaborare attivamente all’operazione. Potrà, per esempio, seguire le indicazioni del proprio medico. Inoltre, come visto, i materiali naturali utilizzati nella sedazione cosciente sono di facile assorbimento per l’organismo, che non ne risulta in alcun modo leso o intossicato. Tutt’altro discorso si può fare per i farmaci o i gas dell’anestesia totale, che spesso relegano il paziente al letto per periodi variabili di degenza, in attesa del ripristino delle normali funzioni corporee e della fine dell’”avvelenamento”. Alla luce di queste informazioni, quale genitore sceglierebbe un tipo di anestesia generale per la cura dei propri figli? Chi esporrebbe dei bambini ad un tipo di sedazione così pesante se in realtà non necessaria? Certamente nessuno.

Abbracciamo senza paura allora queste moderne tecniche mediche, nell’ottica di un futuro affrancamento totale dell’uomo dal dolore fisico. Spezziamo il legame mnemonico, il pregiudizio che associa la figura del dentista alla spiacevole sensazione di sofferenza. Basta con i ricordi medioevali ed il loro tremendo strascico di paure, ansie e dolore. Scegliamo il dolce dormi veglia, il sogno delicato, la calma rassicurante in cui ci guida la sedazione cosciente: proviamo a pensare ai dentisti come a dei magici pifferai incantatori.